Cos'è il plagio e come evitarlo

La Commissione Prove Finali della Scuola di Psicologia, in collaborazione con la prof. Anna Emilia Berti

Cos'è il plagio e come evitarlo

  Il dizionario della lingua italiana (Il Nuovo Zanichelli, 1988) riporta la seguente definizione di plagio:

“1. appropriazione, totale o parziale, di lavoro altrui, letterario, artistico, e sim., che si voglia spacciare per proprio [....]. 2. Nel diritto romano, comportamento criminoso di chi si impossessa dolosamente o fa commercio di un uomo libero o di uno schiavo altrui”.

  La definizione che dà il dizionario americano Merriam-Webster (2013) di un termine corrispondente (to plagiarize) è più precisa, perché indica anche in cosa consistono le azioni di appropriazione:

Verbo transitivo. Rubare e spacciare come proprio (idee o parole di altri): Usare (la produzione di un altro) senza citare la fonte. Verbo intransitivo. Commettere un furto letterario: presentare come nuova e originale un'idea o prodotto derivato da una fonte esistente.”

  Il plagio, dunque, consiste nell'appropriarsi non solo delle parole di un altro (che d'ora in poi chiameremo autore), come avviene quando si copia uno scritto in tutto o in parte, ma anche di idee o altri tipi di informazione, come quando si riassume o si riporta con le proprie parole il contenuto di un testo senza indicarne la fonte. Mentre la copiatura letterale (cioè, parola per parola) difficilmente avviene in buona fede (anche se alcuni possono pensare che se si cambia qualche parola, o si salta qualche riga ogni tanto, non si stia effettivamente copiando), è possibile commettere un plagio senza rendersene conto, riassumendo o riportando come proprie parole, idee o informazioni trovate in un libro o un articolo senza citarlo. È anche per evitare il plagio che gli autori di libri e di articoli scientifici riempiono i loro testi di decine di riferimenti, indicando di volta in volta le fonti di quanto affermano.

  Si sottolinea a questo proposito che costituisce plagio anche il tradurre e riportare in italiano le stesse frasi scritte in una lingua straniera. Tale tipo di copiatura è peraltro facilmente riconoscibile quando – come spesso accade – le frasi seguono una struttura grammaticale che non è propria della lingua italiana. Incoraggiamo quindi i laureandi a elaborare personalmente il materiale che esaminano per la stesura della tesi o dell’elaborato finale, anziché semplicemente tradurlo in maniera letterale.

  Molte università prevedono gravi sanzioni (fino all'espulsione) per uno studente che è scoperto copiare. In Italia la legge n. 475/1925 modificata nel 1999 stabilisce che presentare come propri lavori in tutto o in parte copiati costituisce reato (si veda anche l’art. 3 Regolamento Tesi-Prove Finali della Scuola di Psicologia).

  Esistono diversi programmi di analisi dei testi che consentono di esaminare se uno scritto contiene delle parti copiate. Anche l'Ateneo di Padova, dal 2016, ha adottato uno di questi software anti-plagio, si veda il seguente link:

http://www.unipd.it/software-antiplagio.

  Inoltre, come previsto dal Regolamento delle prove finali (sia triennali sia magistrali) della Scuola di Psicologia di Padova, con la consegna della tesi/elaborato finale lo/a studente/ssa deve sottoscrivere una “Dichiarazione di autenticità”, in cui dichiara di essere a conoscenza di tutte le conseguenze civili, penali e amministrative derivanti da un eventuale plagio e/o frode (Articolo 3, Provvedimenti anti-plagio, anti frode e per la riservatezza).

  Diverse università straniere, nei loro siti, offrono agli studenti delle istruzioni per evitare di commettere un plagio intenzionalmente o in buona fede. Riportiamo, a titolo di esempio, le informazioni fornite dall’Università del Maryland (2013) ai suoi studenti (neretto nostro):

  1. Riportare sempre tra virgolette le citazioni testuali, cioè le frasi copiate (o tradotte letteralmente, se il testo non è nella lingua in cui si scrive).

  2. Le virgolette vanno messe anche quando si stanno copiando poche parole, in modo da consentire a chi legge di distinguere le espressioni usate dall'autore che si sta citando da quelle introdotte da chi scrive.

  3. Le virgolette servono a segnalare che si stanno riportando testualmente frasi o espressioni di un altro autore. Ma questo non basta. Occorre anche specificare di chi si tratta e dove le ha scritte, con un riferimento all'autore, alla data (che serve a identificare il testo) e alle pagine da cui si è tratta la citazione. 

          Riportiamo di seguito un esempio di plagio:

          Secondo uno studio recente condotto su videogiocatori, circa il 12% dei partecipanti soddisfa tre o più criteri per la dipendenza e possono essere quindi considerati giocatori patologici.

  Questo brano può essere considerato un esempio di plagio per due ragioni: 1) non riporta la fonte dell'informazione (che chi ha scritto il brano deve aver trovato da qualche parte) e 2) non distingue (come sarà mostrato nella versione corretta del brano, riportata sotto) le parole dello scrivente da quelle dell'autore del testo da cui è stata tratta l'informazione. Il modo corretto di riportare le informazioni è quello esemplificato dal brano che segue. In esso è riportata la fonte e sono chiaramente distinte le parole usate dall’autore da cui è tratta l’informazione (racchiuse tra virgolette) da quelle usate dallo studente che ha scritto il brano (fuori delle virgolette).

          Secondo uno studio recente condotto su videogiocatori (Grusser, Thalemann, & Griffiths, 2007), “circa il 12% dei partecipanti soddisfa tre o più criteri per la dipendenza” (p.291) e possono essere “quindi considerati giocatori patologici” (ibidem).

  Questo esempio, con l’uso di brevi citazioni virgolettate e ancora più brevi espressioni fuori delle virgolette può suscitare allo studente l'impressione di una pignoleria eccessiva. Certamente un brano più lungo, costruito in questo modo, non fa una buona impressione a chi si accosta alla pagina. Un'alternativa, specie quando la citazione letterale è lunga e la parafrasi o il riassunto si riducono a poche frasi o parole, è quello di inserire queste ultime dentro parentesi quadre. Dei puntini dentro alle parentesi indicano che si sono saltate delle parti. Il brano sopra riportato si trasforma così nel seguente:

          Secondo uno studio recente, “circa il 12% [dei videogiocatori] soddisfa tre o più criteri per la dipendenza e [possono essere] quindi considerati giocatori patologici” (Grusser, Thalemann, & Griffiths, 2007, p. 291).

  Fin qui abbiamo visto i casi di appropriazione delle parole di un autore. Costituisce plagio anche parafrasare o riassumere un testo, cioè quando si riportano con parole proprie delle informazioni in esso contenute, magari condensando diverse pagine in poche righe, senza indicare la fonte.

  Ma di quali informazioni è necessario indicare la fonte? In bibliografia andranno riportate tutte le fonti citate nella tesi o elaborato finale, anche quelle non direttamente consultate. Per queste ultime, lo studente può scegliere di

  a) riportare nel testo la citazione dal lavoro non consultato e in bibliografia far precedere da asterisco con in fondo alla bibliografia la nota "*= opera non direttamente consultata"

oppure

  b) scrivere nel testo della tesi o dell'elaborato Rossi (2010, in Bianchi 2012), nel caso in cui abbia consultato Bianchi (2012), ma riporti un concetto o un dato di Rossi (2010), che però non ha effettivamente consultato, e riportare in bibliografia entrambi.

 

Riferimenti bibliografici

Bauer, P. J. (2005). Developments in declarative memory. Psychological Science, 16, 41-47.

Grusser, S. M., Thalemann, R., & Griffiths M. D. (2007). Excessive computer game playing: Evidence for addiction and aggression? CyberPsychology & Behavior, 10, 290-292

Il nuovo Zanichelli. Vocabolario della lingua italiana (1988). Bologna: Zanichelli.

Merriam-Webster (2013). Trovato il 23 gennaio 2013 in http://www.merriam-webster.com/dictionary/plagiarizm

Santrock, J. W. (2007). Child development. New York: The McGraw-Hill Companies (trad. it., Psicologia dello sviluppo, Milano, The McGraw-Hill Companies, 2008)

University of Mariland (2013). How to Avoid Plagiarism: Introduction. Trovato il 22 aprile 2013, in http://www.umuc.edu/writingcenter/plagiarism/index.cfm.