I 50 anni di Psicologia a Padova e Roma

 

  

 Introduzione al percorso

Presentazione della mostra “50 anni del corso di laurea in Psicologia attraverso la stampa”, promossa dalla Scuola di Psicologia in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia Generale, il Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione e il Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata. La mostra ripercorre, con una serie di pannelli composti da immagini e testi, la storia del corso di laurea in Psicologia in Italia e a Padova attraverso gli articoli di quotidiani e periodici e altri documenti storici.

L’istituzione di un corso di laurea interamente dedicato alla formazione psicologica affonda le proprie radici in un lungo dibattito che, a partire dagli anni immediatamente successivi alla conclusione della Seconda Guerra Mondiale, interessò i maggiori esponenti della psicologia italiana. Alle discussioni di accademici e studiosi si unirono anche le richieste e le necessità formative di una sempre più numerosa compagine studentesca desiderosa di approfondire temi di interesse psicologico.

 La necessità di una formazione psicologica
 I pionieri italiani 

Nel 1971 furono inaugurati i primi due corsi di laurea in Psicologia italiani, presso le Università di Padova e di Roma - La Sapienza. Il pannello propone un breve approfondimento sulla struttura e la durata dei primi corsi accademici; segue il racconto della diversa accoglienza che la stampa locale e gli studenti riservarono alla nuova offerta formativa.

 

Come si chiedeva formalmente a un docente di offrire la propria disponibilità come relatore di tesi?
Quali erano gli argomenti più richiesti per l’elaborato finale?
Sui frontespizi delle tesi di laurea dei primi dottori in Psicologia conservate negli archivi della Scuola si possono incontrare i nomi di illustri esponenti dell’odierna psicologia italiana.

 Le prime tesi di laurea
 L'inizio del triennio caldo 

Dal 1976 iniziò un triennio particolarmente turbolento per l’Ateneo di Padova. Fra gli studenti della Facoltà di Magistero, a cui faceva capo il corso di laurea in Psicologia, iniziarono a costituirsi collettivi politici di vario orientamento ideologico che fecero proprie alcune cause sociali e culturali molto sentite dall’opinione pubblica in quel periodo storico. I militanti diedero avvio a una serie di iniziative di protesta che talvolta sfociarono in azioni violente ai danni delle strutture e del personale dell’Università.

 

Nel 1977, durante l’ondata di proteste contro la riforma scolastica proposta dal ministro Malfatti, si verificarono alcuni eventi particolarmente gravi. Nel corso di una prolungata occupazione della Facoltà di Magistero furono messi in atto numerosi furti e consistenti atti vandalici ai danni dei locali della sede. Particolare accanimento fu riservato agli studi di due professori di Psicologia, che subirono una vera e propria devastazione.

 Una escalation di violenza
 Magistero, bomba ad orologeria 

Il 1978 iniziò in un clima di continua contestazione, talvolta degenerata in atti intimidatori contro il personale docente. La Facoltà di Magistero prese a rispondere alla violenza delle proteste con la chiusura preventiva, più o meno prolungata, delle proprie sedi, al fine di allentare le tensioni e preservare la continuità e la sicurezza delle attività didattiche.

 

Nel maggio del 1978, Guido Petter, professore di Psicologia dell’età evolutiva, fu aggredito nel suo studio da un gruppo di studenti militanti. L’evento destò l’interesse della stampa locale e nazionale.

 La prima aggressione a Guido Petter
 Le regole e la polarizzazione del contrasto 

Dopo l’aggressione subita dal prof. Petter, la Facoltà di Magistero inasprì le regole per la fruizione dei locali di propria pertinenza al fine di garantire maggior sicurezza e prevenire la reiterazione di atti intimidatori e violenti. Tale misura suscitò opinioni contrastanti fra il personale docente e fu presto elusa dagli studenti protestatari, che continuarono a occupare forzosamente le aule.

 

Fra maggio e giugno 1978 due degli aggressori del prof. Petter furono identificati e arrestati. Si trattava di due giovani provenienti dal corso di laurea in Psicologia.

 Gli arresti
 La moltiplicazione delle provocazioni 

Nonostante le regole più stringenti imposte dalla Facoltà di Magistero per la fruizione dei locali universitari, e nonostante le condanne comminate agli assalitori di Petter, le provocazioni ai danni di alcuni docenti di Magistero e, soprattutto, del corso di laurea in Psicologia, continuarono e si moltiplicarono durante i mesi estivi.


Il 1979 iniziò all’insegna delle intimidazioni, con la comparsa di scritte minacciose sulle pareti di Magistero e l’organizzazione di occupazioni e ronde da parte dei militanti politici.

 L'acme del dissenso
 Una serie di attentati 

A inizio marzo 1979, in pochi giorni fu messa in atto una serie di attentati incendiari ai danni delle auto e delle abitazioni di numerosi docenti di Magistero e di Psicologia.

 

Il 14 marzo 1979, pochi giorni dopo gli attentati subiti dai colleghi di Magistero e di Psicologia, il prof. Guido Petter fu nuovamente assalito da un gruppo di giovani appartenenti a un’organizzazione politica di sinistra extraparlamentare. L’aggressione procurò al docente numerose ferite e contusioni, costringendolo al ricovero ospedaliero e all’osservazione di un breve periodo di convalescenza.

 La seconda aggressione a Guido Petter
 Riflettori puntati su Psicologia 

La violenza subita da Petter riscosse l’interesse della stampa locale e nazionale, e fece accendere i riflettori del pubblico dibattito sui problemi di sovraffollamento e sulla carenza di spazi, personale e risorse che da anni affliggevano il corso di laurea in Psicologia.
Il mondo accademico si strinse intorno al professore aggredito, e avviò una serie di riflessioni sulle possibili strategie di riduzione della violenza. Anche le rappresentanze politiche si espressero contro i gravi accadimenti succedutisi a Padova
nei primi giorni di marzo 1979, e il Partito Comunista Italiano presentò un'interpellanza ai Ministeri dell’Interno e della Pubblica Istruzione.

 

Nella seconda metà del 1979 si verificarono a Magistero nuove azioni intimidatorie, tuttavia compensate da una crescente opposizione della rappresentanza studentesca, dai procedimenti giudiziari a carico di alcuni militanti riconosciuti come responsabili di parte delle iniziative di destabilizzazione e dalla elezione di un nuovo Preside di facoltà, dopo un periodo di vacanza del ruolo.

 Tra l'ordinario e piccoli cambiamenti
 Il colpo di coda e l'iter giudiziario 

Nel 1980 l’Ateneo di Padova iniziò a valutare la possibilità di dare agli ormai numerosissimi studenti di Psicologia una sede capiente presso cui svolgere attività didattiche e di ricerca, ma fu fermato da una serie di opposizioni e difficoltà. Nello stesso anno, il processo contro un gruppo di militanti politici identificati come responsabili di numerosi atti vandalici e violenti verificatisi negli anni precedenti proseguì fino all’emissione di una sentenza che comminò numerose condanne. Alcuni professori di Psicologia parteciparono alle udienze in qualità di testimoni.

 

Negli anni Ottanta iniziò un lungo dibattito sulla necessità di riformare il corso di laurea in Psicologia e di regolamentare la professione di psicologo, non senza numerose critiche e perplessità di accademici e studenti.

 Verso l'Ordinamento quinquennale e l'Albo degli Psicologi
 Il movimento della Pantera 

Il 1989 e il 1990 segnarono il ritorno delle proteste studentesche, con l’arrivo del movimento della “Pantera”, diffusosi in tutta la Penisola in risposta alla riforma Ruberti sugli ordinamenti accademici, anche fra gli studenti dell’Ateneo di Padova. La “Pantera”, che ottenne adesioni e critiche anche fra gli iscritti al corso di laurea in Psicologia, si distinse dai moti studenteschi degli anni Settanta, oltre che per le motivazioni e i principi fondanti, anche per la rinuncia ai metodi radicali e alle derive violente.

 

Durante la prima metà degli anni Novanta il movimento della “Pantera” proseguì la propria attività.
Contemporaneamente, il corso di laurea in Psicologia si slegò dalla Facoltà di Magistero e divenne una facoltà indipendente. Negli stessi anni, inoltre, si iniziò a dare una risposta concreta alla decennale richiesta di spazi per
le attività didattiche dei futuri psicologi.

 La Pantera, la Facoltà e la conquista di nuovi spazi
 Finalmente nuovi spazi 

Fra la prima metà degli anni Novanta e il primo decennio degli anni Duemila vide progressivamente la luce il Polo di Psicologia, con la costruzione degli edifici Psico1, Psico2, Psico3, del Centro Linguistico di Ateneo e della Casa dello Studente. Con il completamento del Polo si realizzò il definitivo trasferimento delle attività didattiche e di ricerca di Psicologia in un’unica area della città di Padova.
Dal 2012, Psicologia è una Scuola che coordina le attività dei tre dipartimenti ad essa afferenti
(DPG, DPSS, FISPPA).

 

A dicembre 2019 si sono tenute le prime celebrazioni in onore della psicologia accademica patavina, con l’inaugurazione di una mostra in onore di Vittorio Benussi, primo direttore dell’Istituto di Psicologia presso l’Università di Padova, e la presentazione di un nuovo corso di laurea telematico in lingua inglese.

 Oggi Cent'anni di Psicologia
 Oggi Daniela Mapelli Rettrice 

Dal 18 giugno 2021, la professoressa Daniela Mapelli, ordinaria di Neuropsicologia e ricercatrice presso il Dipartimento di Psicologia Generale, è chiamata a ricoprire la carica di Rettrice dell’Università di Padova. Prima donna - e psicologa - in 800 anni di storia dell’Ateneo.

 

I collettivi studenteschi costituitisi negli anni Settanta fra gli iscritti al corso di laurea in Psicologia fecero proprie alcune istanze politiche e sociali molto sentite e dibattute dall’opinione pubblica in quel periodo storico.
Quali furono le “battaglie” condotte dai gruppi studenteschi, e con quali posizioni a riguardo?
In che modo i militanti diffondevano le proprie idee?

 I temi sociali della militanza politica studentesca
 Uno stereotipo decennale 

Spesso i laureandi e i neolaureati in Psicologia vengono scoraggiati dalla diffusione mediatica di stereotipi che riguardano l’utilità degli studi compiuti e le prospettive occupazionali immediatamente successive al conseguimento del titolo.
Da dove origina tale pregiudizio? Che cosa è cambiato oggi?

 

Dove frequentavano le lezioni i primi studenti del corso di laurea in Psicologia?
Lo sapevate che le sedi del corso di laurea erano dislocate in varie zone, anche relativamente distanti le une dalle altre, del centro della città di Padova?

 Le sedi del Corso di Laurea in Psicologia
 Psicoanalisi Approfondimento 

La Psicoanalisi è sempre stata presente a Padova, anche grazie all’operato di Cesare Musatti, che presiedette l’Istituto di Psicologia prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Oggi la Psicoanalisi e la Psicologia dinamica sono ancora parte dell’offerta formativa della Scuola di Psicologia con uno specifico percorso di specializzazione magistrale e con la frequente proposta di seminari e incontri che vedono la partecipazione di numerosi docenti, clinici e teorici, anche in collaborazione con altre istituzioni.

Mostra bibliografico-virtuale

"50 anni di Psicologia a Padova": una rassegna di testi e paratesti, copertine e formati bibliografie e bollettini, immagini e voci...

50 anni di Psicologia Biblioteca Metelli